lunedì 12 maggio 2008

To Allemon from Mais

E’ strano e allo stesso tempo affascinante come nella vita un determinato luogo, che sia una città o un edificio o un prato….. possa assumere nella nostra testa un determinata collocazione emozionale a seconda di quella che è l’evoluzione della nostra vita.
Basta un niente e un luogo che fino a ieri adoravamo può diventare un luogo dove non metteremo mai più piede.
Un ristorante dove si è sempre andati con la persona che si ama, può dopo un addio diventare un posto che non vorremmo più nemmeno sentire nominare…. o viceversa, può capitare di incontrare la persona della propria vita in un luogo che mai avremmo pensato che per noi avrebbe significato alcunché.
Oggi il luogo che sta cambiando posizione nei miei sentimenti e nella mia testa e niente meno che New York, la Grande Mela, NYC, come preferite chiamarla va bene.
Quando ero piccolo New York era il simbolo della città per eccellenza, compariva continuamente dei film anni ’80 e guardavo affascinato ogni singolo grattacielo, taxi giallo, nome di via indicato con i numeri, bancarella di hotdog…e via dicendo. Era qualcosa di quasi irreale e irraggiungibile, il simbolo di quegli anni.
Quando sono cresciuto parecchi anni dopo, a New York ci sono stato: l’ho vissuta, l’ho respirata, ne sono stato parte anche se sono per pochi giorni.
La connotazione mitologica che ne avevo nell’infanzia era ormai sparita, ma ne sono rimasto affascinato in un modo altrettanto ingenuo e infantile. Ho camminato per la città con la testa verso l’alto, ho respirato lo smog, ho mangiato hamburgers e sushi takeaway percorrendo le strade di Wall Street, Greenwich Village e Ground Zero. Ho comprato da mangiare dal mitico Dean & DeLuca. Ho visto la durezza di questa città, le maschere che ogni suo abitante indossa per proteggersi dalla vita quotidiana. Ho attraversato Central Park e il distretto dei teatri, ho sentito attorno a me la passata gloria di luoghi come Radio City, il Flatiron Building, la Statua della Libertà.
Finito il viaggio ho chiuso il capitolo NY. Era una cosa vista, compiuta e catalogata. Fine.
Oggi NY torna prepotentemente nella mia vita. La persona con cui sono più in confidenza su questo pianeta, la mia migliore amica, una persona che per me è come una sorella, e compagna di avventure (e figure di merda fra le altre cose) partirà per la Grande Mela e si trasferirà li a tempo indeterminato.
New York diventa improvvisamente il luogo che mi priva di un pezzo importante della mia vita, la città che mi porta via la persona a cui dicevo tutto, che chiamavo alle 2 di notte se avevo bisogno anche solo di sparare due cazzate, con cui ho condiviso i momenti più belli e i più difficili della mia vita negli ultimi dieci anni.
Non c’è più nessun fascino in questa città per me, e se c’è è oscurato da ciò che questa città ora rappresenta per me: la causa di un enorme vuoto nella mia vita.
Che ragionamento egoista. Per lei sarà sicuramente una bella esperienza, e se ha deciso di andare significa che era questo che voleva, e va bene così. Ma io sono qui e non posso fare a meno di pensare a ciò che sto per perdere. La vita è breve si dice sempre; beh allora vorrei sempre viverla al massimo e con le persone che più meritano.
Chissà forse in futuro New York assumerà ancora un'altra forma positiva nella mia mente: quando andrò a trovarla, finalmente e sarà nuovamente teatro di bei momenti vissuti che potrò ricordare.

Ais --> Mais