Da bambina e da adolescente amavo sfogliare giornali di un certo volume (perchè erano pesantissimi e perchè non capivo il senso di così tante immagini e poche parole scritte) sul terrazzo di casa, a piedi nudi e circondata dai diversi cani che hanno vissuto con me la mia crescita.
Cercavo di immaginare come fosse una sfilata di moda, come fossero dal vivo questi esserini impeccabili (le modelle), perchè camminassero così stranamente, perchè facessero loro indossare abiti così assurdi e strani.
Venerdì 16 febbraio, a Milano Moda ho avuto le mie risposte. O meglio, ho tratto le mie impressioni e mi sono data risposte. Risposte a domande "di gioventù" che però avevano già un senso. Quello di osservare un mondo completamente vuoto, senza contenuti.
Ed i contenuti devono essere creati, o almeno far finta di aver creato qualcosa. Più si propongono stranezze più si parla di loro. Più si ha creato.
Che cosa ancora non capisco, se non della gran fuffa.
Cercavo di immaginare come fosse una sfilata di moda, come fossero dal vivo questi esserini impeccabili (le modelle), perchè camminassero così stranamente, perchè facessero loro indossare abiti così assurdi e strani.
Venerdì 16 febbraio, a Milano Moda ho avuto le mie risposte. O meglio, ho tratto le mie impressioni e mi sono data risposte. Risposte a domande "di gioventù" che però avevano già un senso. Quello di osservare un mondo completamente vuoto, senza contenuti.
Ed i contenuti devono essere creati, o almeno far finta di aver creato qualcosa. Più si propongono stranezze più si parla di loro. Più si ha creato.
Che cosa ancora non capisco, se non della gran fuffa.
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