sabato 16 giugno 2007

Il dilemma dell'essere onnivori

Ho letto questo libro. Non è ancora stato pubblicato in Italia, me lo sono "sparata" in inglese. Ma merita. Noi non sappiamo niente....in confronto a ciò che accade.
"Che l’America sia oggi il “granaio dell’umanità”, e lo sia stata per molti anni, è cosa abbastanza nota. Questa capacità degli Stati Uniti di esportare grano e – soprattutto – mais in tutto il mondo viene spesso vista come un’ulteriore riprova della superiorità del sistema economico americano. E’ vero, si dice, che gli americani consumano una quantità sproporzionata di risorse mondiali rispetto alla loro popolazione, ma è anche vero che con queste risorse producono più di tutti gli altri paesi del mondo e danno anche da mangiare a tutti.
La fantastica resa delle coltivazioni di mais è stata ottenuta a un prezzo; e questo prezzo è stato pagato con una cambiale in combustibili fossili. Adesso, l’assegno sta ritornando per l’incasso e potremmo scoprire che il conto è scoperto.
Lo strato di humus fertile era all’inizio del ventesimo secolo circa quattro piedi (circa 120 cm), ma adesso si è ridotto a meno di due piedi (60 cm). In natura, per fare un centimetro di humus fertile ci vogliono circa due secoli. In un secolo, i coltivatori americani hanno distrutto quello che la natura aveva impiegato migliaia di anni a creare. Non solo, mentre l’humus di una volta era una ricca mistura di nutrienti che potevano far crescere qualsiasi pianta, quello che è rimasto è una polvere grigia che non genererebbe niente se non fosse caricata tutti gli anni con quantità crescenti di fertilizzanti artificiali.
Fa impressione leggere come tutto questo è avvenuto in pochi decenni. Fino agli anni ’80, circa, l’agricoltura del Midwest era ancora qualcosa che somigliava a quello che noi pensiamo debba essere l’agricoltura: c’erano fattorie, animali, terreni di diversa natura che venivano coltivati in modo diverso. Tutto è sparito da quando il governo Nixon ha deciso che l’agricoltura non doveva essere considerata niente di diverso dagli altri settori dell’economia. La perversità di questa azione merita di essere descritta in dettaglio.
Esistevano fino agli anni '80 in America meccanismi economici che servivano per evitare la sovraproduzione di mais. Il governo dava un sussidio all'agricoltore in proporzione al mais stoccato nei silos. Con i silos ben pieni, l'agricoltore non aveva incentivi a produrre ulteriore mais e poteva produrre altre cose. Ma dagli anni '80, il governo paga agli agricoltori un minimo garantito per ogni "bushel" di mais messo sul mercato. Quindi, l'incentivo per l'agricoltore è di produrre sempre di più. Inoltre, il minimo viene ridotto tutti gli anni, cosicché gli agricoltori si trovano in una spirale perversa in cui devono produrre sempre di più per guadagnare sempre meno. Questo ha generato la corsa ai fertilizzanti, alle specie ingegnerizzate, ai semi prodotti dall'industria chimica, alla distruzione di tutte le attività che non fossero piantare mais; alla sparizione dalla superficie della terra di ogni forma vivente che non fosse mais, con l’eccezione dell’occasionale agricoltore alla guida del suo trattore.
Per un industria, incentivi a produrre sempre di più possono anche essere una cosa buona, ma ci sono limiti a quello che l'agricoltura può fare. Un'industria può rinnovare il proprio macchinario ogni anno, ma la produzione di una monocultura intensiva a lungo andare distrugge l'humus fertile che non si può rimpiazzare. Inoltre, il mais messo sul mercato comunque e a qualsiasi costo, riduce i prezzi a un livello tale che viene svenduto per usi folli e sciagurati come la "stufa a mais" e l'etanolo per autotrazione.
Oggi, la pianta di mais è un’officina dove si trasformano combustibili fossili in proteine e carboidrati. La produzione è dipendente dalla disponibilità di pesticidi e di specie di mais ingegnerizzate; semi che non possono riprodursi in natura, ma che devono essere continuamente forniti dall’industria chimica che li crea. Se mai c’è stata un’industria insostenibile, l’agricoltura americana ne è l’esempio perfetto. Se dovessero cominciare a mancare i fertilizzanti prodotti dai combustibili fossili, tutto il midwest americano si trasformerebbe in pochi anni in una distesa sterile di polvere grigia che le piogge spazzerebbero via in pochi anni. Da li’, il sistema di “fast food” americano, tutto basato sul mais a basso prezzo, scomparirebbe anche quello. Le conseguenze......, non stiamo a parlarne; meglio non pensarci sopra nemmeno."

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